lunedì 24 ottobre 2011

Esploratore o abitudinario?

Probabilmente, anzi, sicuramente, la cucina italiana è la più famosa e apprezzata al mondo.  Grazie alla struttura geografica del nostro paese possiamo contare un’infinità di prodotti tipici, di tecniche di cottura e di ristoranti, taverne e osterie.  Ma lo stereotipo di mammone vale anche quando  l’italiano si reca in vacanza all’estero? Ha l’esigenza di sentire la presenza di mamma Italia cercando disperatamente ristoranti nostrani per sentirsi a casa, oppure si spoglia della propria italianità e si immerge completamente nella realtà vacanziera iniziando ad esplorare gusti e odori? O esiste una via di mezzo? Fondamentalmente l’italiano medio in vacanza credo resista uno o al massimo un paio di giorni, al risveglio del terzo giorno, in preda ad una sorta di crisi d’astinenza cerca disperatamente un bar dove poter fare colazione con cornetto e cappuccino e poi un ristorante dove poter mangiare gli “spaghetti bolognesi” o “pizza con i pepperoni” che neanche il peggior ristorante italiano saprebbe cucinare.  Sinceramente l’abitudinario non mi piace affatto, preferisco di gran lunga l’esploratore, il viaggiatore a trecentosessanta gradi. Colui che si immerge completamente nella vita della cultura di cui è ospite, spiluccando, spizzicando, assaggiando, degustando. Colui che vive la vacanza come un’esperienza che va al di là del riposo e dello svago e che come una spugna che cerca di assorbire gli usi e i costumi del posto che visita, gettandosi a capofitto in strade, in viuzze sconosciute, fuggendo ogni insegna turistica e facendo conoscenza con la gente del posto. Esploratore preparato però. Che prima del viaggio si documenti sul posto da visitare, sulla cultura con cui relazionarsi, in modo da rispettarla nel momento in cui ne farà parte. L’ignoranza non paga, anzi fa danni.  Bisogna viaggiare in maniera intelligente. Aprire la propria mente, combattere i pregiudizi, ma soprattutto evitare di comportarsi come un colonizzatore, soprattutto quando ci si reca in aree geografiche povere. L’abitudinario quasi sempre si fa organizzare il proprio viaggio, quasi sempre si rifugia in villaggi turistici o strutture alberghiere dotate di tutti i comfort. Preferisce utilizzare guide turistiche perché non ha voglia di studiare prima del viaggio, è pigro, apatico ed è abituato a seguire un solco già segnato dai suoi predecessori abitudinari. Spenderà tanti soldi e tornerà a casa pieno di ninnoli e cianfrusaglie comprate nel tipico negozio turistico, avrà mille fotografie di paesaggi  e monumenti, ma tornerà più vuoto di prima.  Non porterà con sé i sorrisi dei bambini che giocano per strada, i profumi delle taverne locali, i sapori del cibo cotto in strada o lo sguardo fiero degli anziani che potrebbero raccontare mille storie. Forse conoscerà a memoria il pezzo di mare antistante il proprio villaggio e il tratto di sabbia che lo portava dal bar alla spiaggia: il vuoto assoluto.  L’esploratore è una persona intelligente, ha una mentalità aperta, pianifica ma nello stesso tempo lascia uno spazio all’imprevedibile, vuole essere sorpreso, cede alle tentazioni ma sa quando fermarsi. Esperisce. La cucina locale lo affascina. E’ incuriosito dai cibi autoctoni, dalla coltivazione delle materie prime, dal modo di cucinarle, dal modo di mangiarle. E’ alla ricerca spasmodica di taverne, bettole, luoghi di ritrovo non turistici, gira per mercati, si lascia ammaliare dai profumi, testa ma non giudica. Al suo ritorno sarà arricchito di nuove esperienze, la sua memoria  troverà giovamento in ricordi che lo aiuteranno nei momenti di sconforto, porterà con sé attimi di vita irripetibile, il suo taccuino sarà pieno di ricette da sperimentare con gli amici, il suo album fotografico sarà ricco di scorci, di attimi, di sguardi e di una cultura che lo renderà migliore.

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