martedì 10 dicembre 2013

Medaglioni di lenticchie speziate :un gustoso aperitivo...gluten free

Nella mia cena a buffet (si quella in cui avevano spazzolato proprio tutto) avevo incluso una ricetta particolare e non sapevo se fosse potuta piacere a tutti. Prendendo spunto dai miei hamburger di lenticchie ((Fantastici burger vegan/gluten free di lenticchie), ho voluto realizzare questi finger food da accompagnare con un chutney di pomodoro o una crema di yogurt all'erba cipollina fatti in casa (nei prossimi giorni pubblicherò le ricette). L'esperimento è davvero riuscito e c'e' stato qualcuno che continuava a mangiarne il giorno seguente in macchina essendosi preparato un sacchetto di "scorta" :). Ora vi elencherò gli ingredienti che ho utilizzato, ma la forza di questa ricetta sta proprio nel poterla modificare a proprio piacimento e inserire le spezie che piacciono di più.

Per una ventina di medaglioni:

6 confezioni di lenticchie precotte (io uso quelle della coop e mi trovo benissimo)
1 cipolla bianca
2 carote
4 cucchiaini di cumino
4 cucchiani di paprika dolce
sale qb
farina di mais o farina di grano tenero
olio qb
sale qb
2 cucchiaini di garam masala

Procedimento

Private le lenticchie dell'acqua e inseritele in un ampio contenitore. Aggiungete la cipolla e le carote tagliate finemente e frullate il tutto con un minipimer (un frullatore ad immersione). Una volta ottenuta una crema potete iniziare a sbizzarrirvi secondo i vostri gusti. Io ho aggiungo il cumino, la paprika, il garam masala e l'olio e poi ho aggiustato di sale. Alla fine, per rendere la massa più compatta, andrete ad aggiungere o farina di mais (nel caso in cui ci fossero problemi di celiachia tra i vostri ospiti) oppure farina di grano tenero. Regolatevi fino ad ottenere un composto semi solido, affinchè poi in cottura non si sfaldino i medaglioni. Riscaldate una padella antiaderente e imbevete della carta da cucina di un pò d'olio che andrete a sfregare sulla padella. Preparate delle polpettine della grandezza desiderata, le schiacciate e poi le adagiate nella padella facendole cuocere da un lato e dall'altro per qualche minuto. Potete servirle ancora calde oppure fredde accompagnandole con delle salsine. Sono davvero ottime, salutari e molto economiche! Buon appetito!

giovedì 5 dicembre 2013

Il Messico in tavola: burritos di chili con carne

La cucina messicana è una delle mie preferite. Adoro mangiare piccante, spiluccare quelle tante cremine e tuffarmi in quei piatti ricchi di sapori e profumi. Per una cena tra amici ho deciso di preparare per la prima volta i burritos e a dire la verità, ho fatto giusto in tempo a fare un paio di foto perchè hanno spazzolato tutto!

 Ecco a voi gli ingredienti per una decina di burritos:

500 gr. di carne macinata di manzo o maiale
2 cipolle bianche grandi
2 confezioni di fagioli messicani neri o borlotti
2 spicchi d'aglio
peperoncino a volontà
4/5 cucchiaino di cumino in polvere
4/5 cucchiaini di paprika dolce
2 confezioni di pomodori pelati
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
abbondante grattugiata di zenzero fresco (facoltativo)
10 tortillas messicane
olio evo qb

Preparazione:

Tagliate la cipolla e l'aglio in cubetti piccoli e fateli soffriggere in olio caldo fino a che non appassiscono. Inserite la carne macinata e fatela rosolare fino a completa cottura aggiungendo le spezie a disposizione. Aggiungete i pelati e il concentrato di pomodoro. Aggiustate di sale e fate cuocere fino a che il composto risulti molto omogeneo. Fate scaldare le tortillas in una padella antiaderente e poi farcitele con il chili in modo da creare dei fagottini. Serviteli caldi acconpagnandoli con una birra gelata! Potete anche congelarli e poi utilizzarli quando ne avete voglia. Credetemi, sono squisiti! Buon appetito!

venerdì 8 novembre 2013

Appunti di viaggio - Salerno, luci d'artista 2013


E' vero, sono di parte, non riuscirei mai a scrivere un articolo sulla mia città senza metterci cuore e anima. Ma tant'è. Salerno è una città che in venti anni ha cambiato totalmente volto. Il culmine del suo grigiore a cavallo tra gli anni settanta e ottanta è stato spazzato via da una ventata di cambiamento a dir poco epocale. Per quel che si poteva fare, ovviamente. Il resto, figlio di una scriteriata speculazione edilizia e di una politica dedita agli affarismi, ha creato un sostrato materiale (ma anche culturale) che in alcuni casi è difficile da eliminare, in altri impossibile. Ma non bisogna piangere sul latte versato e guardare avanti. Città del Sud con mille difetti, sociali, occupazionali e culturali che si scontrano con le nuove generazioni che hanno voglia di fare. Un patrimonio artistico davvero notevole, il Duomo, il Teatro Verdi, gli scavi etruschi e un centro storico in cui perdersi è davvero piacevole, sono alcuni degli elementi che fanno di questa città una vera e propria perla che è avvolta in un abbraccio che parte da nord con la costiera amalfitana e arriva a sud con quella cilentana. Un regalo della natura. Un porto e una stazione turista nascente, una metropolitana leggera appena inaugurata ed altre opere in costruzione vengono affiancate da una manifestazione che ormai da anni hanno portato questa città alla ribalta nazionale : le "Luci d'artista". Idea nata nella città sabauda di Torino, viene poi importata, con grande successo, nella città di Salerno. Chilometri e chilometri di installazioni luminose percorrono la città con motivi più disparati, ogni anno un tema raccontato attraverso la luce. Quest'anno, "Neve di primavera" promette di accogliere un numero considerevole di curiosi e turisti che affolleranno la città da novembre fino a febbraio, dimostrazione che anche una piccola città del sud può e deve affrancarsi da stereotipi e pregiudizi veri solo in parte.

A voi un breve video realizzato dal mio amico Pippo


mercoledì 23 ottobre 2013

Le cucine degli altri : il pollo con aceto balsamico di Modena e rucola fresca, ricetta della Mari

Ho deciso di creare una nuova rubrica per il blog: le cucine degli altri. Mi piace l'idea di dare spazio ai miei amici, alle persone con cui condivido la passione per la cucina, ma anche a voi lettori, che mi seguite sempre più numerosi.  La prima ricetta che ho deciso di pubblicare merita sia per facilità di preparazione che di gusto. I nostri incontri sono spesso e volentieri culinari, siamo tutti amanti della cucina e ci piace sperimentare e passare il tempo seduti intorno ad un tavolo. Diciamo che domenica abbiamo passato l'intera giornata intorno al tavolo, una vera e propria arte del godimento! Si chiacchiera di tutto, di cucina, del lavoro, della nostra vita e si spettegola anche tanto, anche quella un'arte, ma sempre con discrezione :) A parte le crepes salate finger food di provolone della sila e nduja, a parte i crostini con formaggio al tartufo, il bis di risotto e i bigne' e le crepes dolci pomeridiane, sono riuscito in tempo a fotografare  questo secondo a base di pollo veramente gustoso!

Ingredienti per 4 persone:

500 gr. di petto di pollo
aceto balsamico di modena qb
farina 00 qb
rucola fresca qb
olio evo
sale

Procedimento:

Tagliate a listarelle il petto di pello e infarinatelo. Scaldate in una padella l'olio e aggiungete il pollo andando a sfumare con l'aceto balsamico. Portate a cottura e adagiate la carne su un letto di rucola fresca. Vi posso consigliare di tenere in infusione per una notte in frigorifero il petto di pollo in una ciotola di latte. Quando andrete a cucinarlo sarà molto morbido e delicato. Facile, no? Mari io aspetto di nuovo le crepes salate che devo assolutamente postarle! Buon appetito!

martedì 22 ottobre 2013

Una ricetta che può creare dipendenza : gnocchi di patate al tegamino con mozzarella filante



Vi avviso: una volta che provate questa ricetta non potete tornare più indietro. Se li preparate per i vostri figli avvertiteli: questi gnocchi non li mangerete mai più da un'altra parte! Sarò esagerato? Non credo, fidatevi! La materia prima per la resa ottimale di questo piatto è assolutamente indispensabile. Ho avuto la fortuna di utilizzare prodotti a chilometro zero e assolutamente biologici, ma anche al supermercato potrete trovarli di alta qualità. Bando alle chiacchiere ed eccovi la ricetta per quattro persone.

Ingredienti:

350 gr. di patate (io ho usate quelle a pasta gialla)
1 tuorlo
125 gr. di farina 00
25 gr. di fiocchi di patate (quelli per il purè)
sale qb
mozzarella
parmigiano reggiano
due confezioni di pomodori pelati biologici
1 spicchio d'aglio
basilico fresco





Preparazione:

Lessate le patate, sbucciatele e lasciatele raffreddare. Nel frattempo preparate il sugo facendo soffriggere uno spicchio d'aglio in camicia e aggiungete i pomodori e infine il basilico spezzettato a mano.
Ora preparate gli gnocchi: unite le patate alla farina e ai fiocchi, poi salate e solo alla fine aggiungete il tuorlo d'uovo. Tenete presente che la massa sarà molto morbida e magari aggiungete un pò di farina se la trovate leggermente umida. Mettetela in una pellicola trasparente da cucina e fatela riposare una mezz'ora. ora procedete a dare la forma degli gnocchi. Dividete l'impasto in quattro e poi realizzate dei filoncini che andrete a tagliare dando la forma ai vostri gnocchi. Portate ad ebollizione abbondante acqua salata, calate i vostri gnocchi e dopo circa quattro minuti scolateli . Mescolateli con la vostra salsa di pomodoro e aggiungete abbondantissimo parmigiano reggiano grattugiato. Riempite i vostri cocci di terracotta aggiungendo all'interno la mozzarella tagliata a cubetti. Concludete spolverizzando con parmigiano e ancora mozzarella. Mettete i vostri cocci in forno caldo a 200° con grill acceso per circa 5/7 minuti, in modo tale che si formi la crosticina. Nella lista degli ingredienti non ho messo la quantità di mozzarella e parmigiano perchè vi lascio la libertà di abbondare qualora ne siate ghiotti! Non ne potrete più fare a meno, buon appetito!




mercoledì 16 ottobre 2013

Paccheri ripieni di ricotta e basilico con crema ai funghi porcini e speck croccante

Troppo lungo il titolo? Dovevo pur dare soddisfazione a tutti i principali attori di questa squisita ricetta, o no?
Complice il clima autunnale e la visita di amici, tra la parmigiana di cipolle e i profiteroles al cioccolato fondente e panna, questo piatto era il pezzo perfetto per completare il puzzle. Lo so, non ci sono andato leggero, ma conoscendo i miei polli sapevo che avrebbero gradito e fatto il bis. E così è stato. Questa è una ricetta molto semplice e di grande effetto. La praticità sta anche nel poter congelare il piatto e poi utilizzarlo per i vostri pranzi o cene, magari anche in vaschette monouso.


Ecco gli ingredienti per 5/6 persone:

500 gr. di paccheri
1 kg di ricotta di pecora o bufala
basilico fresco qb
500 gr. di porcini freschi o congelati
1 spicchio d'aglio
olio evo qb
pepe qb
sale qb
200 gr. di speck






Procedimento:

Iniziate con preparare il ripieno. Con una frusta riducete la ricotta in crema e poi sminuzzateci il basilico fresco e il pepe, inserite il composto in una sac a poche e ponete in frigo a riposare. Nel frattempo portate a bollore abbondante acqua salata e versate i paccheri facendoli cuocere fino a metà della cottura indicata sulla confezione. Una volta scolati i paccheri, poneteli in una scodella capiente e versateci dell'olio in modo tale che non si attacchino a causa dell'amido. Fate imbiondire uno spicchio d'aglio, versate i funghi e fateli cuocere per qualche minuto, poi con un frullatore ad immersione create una crema, magari aggiungendo anche un paio di cucchiai di ricotta (eviterete di preparare la bechamelle o usare panna). Ora passate alla composizione del piatto. Con la sac a poche riempite i paccheri e sistemateli in una pirofila, alternando la pasta alla crema di funghi porcini. Questo passaggio potrete farlo anche qualche ora prima del vostro pranzo o cena, la qualità del vostro piatto non ne risentirà. Ponete in forno caldo a 180° per circa 30/40 minuti. Nel frattempo preparate lo speck, sminuzzandolo con le mani o con un coltello e ripassandolo in una padella antiaderente calda fino a renderlo croccante e, una volta cotti i vostri paccheri e realizzati i piatti, lo andrete spolverizzare per creare un contrasto tra la cremosità della ricotta e la croccantezza dello speck. Un vero godimento per il palato. Buon appetito!




martedì 15 ottobre 2013

Tubetti integrali con lenticchie e zucca

Faccio due premesse. Lo so, la foto non è un gran che, ma il piatto è stato realizzato in fretta e furia e non avendo a disposizione la reflex, ho scattato la foto con il mio blackberry con la cataratta (come dice un mio caro e simpatico amico). La seconda premessa: l'idea me l'ha data Marco Bianchi che ha postato il suo piatto sulla pagina facebook e ho approfittato subito rubandogli l'idea. Bene, messo le cose in chiaro, possiamo procedere con la spiegazione della ricetta. Questo piatto può essere realizzato in versione fast o in versione slow, dipende, ovviamente, dal tempo che avete a disposizione. La mia era super fast e devo dire che il risultato è stato davvero ottimo!

Ingredienti per 4 persone (versione fast):

2 confezioni di lenticchie precotte da 250 gr. (io uso quelle della coop e sono molto buone)
300 gr. di zucca gialla
1 cipolla
olio evo qb
sale qb
200 gr. di tubetti integrali o di farro
peperoncino secondo i gusti
2 o 3 cucchiai di doppio concentrato di pomodoro

Procedimento versione fast

In una pentola o casseruola dal fondo alto fate imbiondire la cipolla in poco olio evo e poi aggiungete le lenticchie private della loro acqua. Mescolate e poi inserite il doppio concentrato di pomodoro e due bicchieri di acqua. Appena inizia a bollire calate la pasta e fatela cuocere per qualche minuto, regolandovi sempre con l'acqua e il sale  nel caso si dovesse asciugare troppo. A qualche minuto dalla cottura, aggiungete la zucca gialla tagliata a dadini e completate la cottura continuando a risottare la pasta. Potete servirla più brodosa, densa o asciutta, a secondo dei vostri gusti. Servitela calda e con un giro di olio evo a crudo.

Ingredienti per 4 persone (versione slow):

1/2  confezione di lenticchie secche (ad esempio quelle di Castelluccio di Norcia)
300 gr. di zucca gialla
1 cipolla
olio evo qb
sale qb
200 gr. di tubetti integrali o di farro
peperoncino secondo i gusti
1/2 barattolo di pomodori pelati.

Procedimento versione slow:

Fate cuocere le lenticchie in abbondate acqua, scolatele e tenetele da parte. Soffriggete la cipolla in poco olio per un paio di minuti e aggiungete i pomodori pelati e il sale facendo cuocerla per qualche minuto. Ora versate le lenticchie e poi la pasta e un paio di bicchieri d'acqua. Quando la pasta risotta tira fuori il proprio amido, quindi regolatevi sempre con l'acqua e con il sale. A qualche minuto dalla cottura della pasta aggiungete la zucca fresca tagliata a dadini e servite in tavola con un giro d'olio a crudo. Buon appetito!

Questo piatto vi riscalderà il corpo e l'anima, un vero e proprio piatto che oggi viene definitivo comfort food, io preferisco soul food, il cibo che riscalda l'anima.

mercoledì 9 ottobre 2013

Seitan alla pizzaiola

Avevo comprato del seitan al naturale alla coop perchè volevo sperimentare il ragù vegetariano, poi, per diversi motivi, ho ripiegato su un profumatissimo sugo alla pizzaiola. Il risultato è stato soddisfacente, anche se il seitan lo preferisco in queste tre varianti: Scaloppine al limoneSeitan alla piastra con rucola e parmigiano e Kebab vegetariano. La prossima volta che lo comprerò, vi posterò la ricetta del ragù.




Ecco gli ingredienti per 4 persone:

1 confezione di seitan al naturale
2 barattoli di pomodori pelati
4 spicchi d'aglio
olio evo qb
sale qb
origano qb

Preparazione:

Fate soffriggere gli spicchi d'aglio in una casseruola con un giro di olio extravergine d'oliva. Quando l'aglio sarà imbiondito versate i pomodori pelati, il sale, l'origano e fate cuocere una decina di minuti. Tagliate a fettine il vostro seitan e poi adagiatelo nella gustosa salsa di pomodoro. Fate cuocere per qualche minuto (il tempo che il seitan possa assorbire tutto il gusto del pomodoro) e servite ancora caldo. Questa ricetta ovviamente è indicata per tutti coloro che per motivi etici o di salute non mangiano carne, ma posso consigliarla a tutti i curiosi della cucina per provare nuove consistenze e nuovi sapori. Buon appetito!

venerdì 20 settembre 2013

Le melanzane ripiene di mammà

 Le melanzane ripiene (o imbottite, come si dice dalle mie parti) sono uno di quei piatti che possono essere definiti come svuota frigo, quindi la ricetta varia a seconda di cosa avete in casa. Quando torno a casa dai miei è uno degli appuntamenti fissi con la cucina, ne potrei mangiare a quintali. La realizzazione è davvero semplice, bisogna solo prestare maggiore attenzione allo svuotamento delle melanzane, il resto è un gioco da ragazzi. Dopo una telefonata di richiesta di assistenza alla Giusy, mi sono messo all'opera con ottimi risultati.

Ingredienti per quattro persone:

4 melanzane lunghe (di quelle viola scuro ma anche quelle chiare vanno benissimo)
1 uovo
1 rosetta di pane raffermo (o la quantità di pane raffermo pari ad una rosetta media)
parmigiano reggiano qb
salame tagliato a tocchetti qb
formaggio semi stagionato come provolone, provola affumicata ecc ecc qb
sale qb
pepe qb
olio evo qb

Come avete potuto notare questa ricetta è piena di QB. Questo perchè è a vostra discrezione (e a discrezione del vostro frigo) utilizzare una certa quantità di ingredienti più che un'altra.


Preparazione:

tagliate le melanzane per il lungo e con un coltello privatele della polpa (mi raccomando lasciate giusto la buccia). Tagliate a dadini la polpa delle melanzane e in un recipiente aggiungete tutti gli ingredienti amalgamandoli con un uovo (il pane raffermo va tenuto a bagno qualche minuto e poi strizzato per bene). Preriscaldate il forno a 180° e fatele cuocere in una pirofila per circa 40 minuti con forno statico e poi per altri 5 accendendo il grill. La vostra cucina si riempirà di un odore meraviglioso, un compendio di tutti gli ingredienti che avrete utilizzato vi girerà per casa attivando la vostra salivazione! Ovviamente accompagnate da dell'ottimo pane e da un buon bicchiere di vino rappresentano una cena o un pranzo da nababbi!
Le mie non sono venute come quelle della Giusy che hanno sempre una marcia in più ;)
Buon appetito a tutti!



lunedì 9 settembre 2013

La mia pizza a Watamu

Com’era possibile che solo dopo dieci giorni di vacanza in Kenya, pur avendo a disposizione pesce freschissimo,  meravigliosi frutti e ogni altro ben di Dio (come i chapati e le samosas  di Selina), quel pomeriggio a tutti prese un’irrefrenabile voglia di pizza? Ok per gli ingredienti, quelli si trovavano, ma come cuocerla senza avere un forno? Mi sentivo come in Cast Away, come un novello Robinson Crusoe sull’isola deserta, bisognava trovare una soluzione, quella voglia aumentava sempre di più.  Nel bungalow in costruzione c’era una pietra usata per la pavimentazione che pensavamo fosse refrattaria, poteva essere poggiata sui carboni ardenti e coperta da un coperchio di alluminio. Si, la cosa poteva funzionare, forse. Con Justin decidemmo di usarla. La farina c’era, come lievito avremmo usato dell’ottima birra Tusker, pomodoro presente e formaggio filante anche. Oramai era una sfida con noi stessi,
Mc Gyver alla millesima potenza. Primo ostacolo: lievitazione della massa. La quantità di birra usata non la ricordo, so solamente che dopo due ore l’impasto era più che raddoppiato ed io, Ambra, Elisa e il piccolo Chris eravamo davvero impazienti del risultato!  I carboni erano bollenti, la pietra era stata poggiata sopra la griglia, le pizze stese, eravamo alla prova del nove. Secondo ostacolo: avrebbe retto la pietra simil refrattaria? La pizza era stata appoggiata, il calore era davvero tantissimo in quella notte africana dove le stelle erano così vicine che sembrava potessimo toccarle. C’era eccitazione, eravamo tutti sbalorditi da quel piccolo esperimento che stava funzionando. La prima pizza era andata e non vi nascondo che era una delle più buone mangiate in vita mia. Anche la seconda, ottima. Ad un certo punto la pietra iniziò a creparsi e con uno scoppio si spaccò in due. Ma noi temerari continuammo a tenerla in vita e ci regalò altre due ottime pizze. Una serata davvero fantastica, pizze, birre e nuovi amici sotto il cielo e il silenzio africano.

venerdì 6 settembre 2013

Pastorizzazione del latte scaduto? Assolutamente una bufala!

Facciamo chiarezza: la notizia che sta girando in rete sulla pastorizzazione del latte scaduto è da considerarsi assolutamente una BUFALA.

Ecco cosa sta girando in rete: "Il latte in cartone, quando non è venduto dopo un determinato termine di tempo è rispedito in fabbrica per essere pastorizzato un'altra volta...Questo processo può ripetersi fino a 5 volte, cosa che conferisce al latte un sapore diverso da quello iniziale, aumentando la possibilità di cagliare e riduce significativamente la sua qualità, nonché anche il valore nutritivo diminuisce... 
Quando il latte ritorna sul mercato, il piccolo numero che vedete dentro il cerchietto nel file allegato viene modificato. 
Questo numero varia da 1 a 5. 
Sarebbe conveniente comprare il latte quando il numero non supera il "3". Numeri superiori comportano una diminuzione nella qualità del latte. Questo piccolo numero si trova nella parte inferiore del cartone; se compri una scatola chiusa, è sufficiente controllare uno dei cartoni, tutti gli altri avranno lo stesso numero.
Ad esempio: se un cartone ha il numero 1, vuol dire che è appena uscito dalla fabbrica; ma se ha il numero 4, significa che è già stato pasteurizzato fino a 4 volte ed è stato rimesso sul mercato per essere venduto..."


Questa notizia è stata smentita dal dott. Denis Avanzi, Responsabile Qualità e R&S della Centrale del latte di Torino che, interpellato dal Codacons Piemonte ha così risposto:

"Buongiorno, la presente per precisare che la mail a cui fa riferimento è assolutamente falsa. 
E' possibile che i contenitori del latte riportino dei numeri sul fondo del pacchetto. Il significato di questi numeri può variare a seconda della tipologia del prodotto e dell'azienda produttrice, ma in ogni caso sono impiegati per favorire o garantire la rintracciabilità del prodotto o dei contenitori utilizzati. 
Due esempi per meglio comprendere il fenomeno: 

- nel caso del latte fresco pastorizzato il numero stampigliato sul fondo si riferisce al dosatore della macchina di confezionamento (ogni macchina ha 4 dosatori, quindi è normale trovarne uno di questi). Se un consumatore dovesse segnalare un'anomalia, mediante questo numero si risale al dosatore utilizzato per riempire il pacchetto. Per quanto riguarda il numero delle pastorizzazioni la normativa in vigore è molto chiara: si può commercializzare solo latte fresco pastorizzato che abbia subito un unico trattamento termico, a partire dal latte crudo. 

- nel caso del latte UHT (a lunga conservazione), a cui la foto della mail si riferisce, il numero, se è presente (e non è scontato che lo sia) viene impresso dalla cartiera della Tetra Pak (azienda che fornisce i contenitori). 
Anche in questo caso è utile per garantire la rintracciabilità dei contenitori. Infatti il numero (da 1 a 5) si riferisce al taglio della bobina originaria (ogni bobina viene tagliata in 5 strisce). "


Quindi pastorizzare il latte scaduto è un atto assolutamente ILLEGALE, i numeri che troviamo stampati sono per la tracciabilità del prodotto.

sabato 31 agosto 2013

Alici di Cetara ripiene di mozzarella di bufala o provola affumicata

 Può un cibo cambiare sapore a seconda del posto dove lo mangi e la compagnia con cui ti trovi? Può darti delle sensazioni diverse a seconda della latitudine in cui viene cucinato, anche se per prepararlo utilizzi sempre gli stessi accorgimenti? La risposta è sicuramente affermativa. Un viaggio culinario è anche questo. Esperire sensazioni diverse, cogliere sfumature nuove cambiando sedia, tavola e apparecchiatura. Questioni di metafore. Questioni di impiattamenti della vita. Un piatto squallido, scarno, anche se riempito di cose prelibate ma presentate male non avrà mai lo stesso sapore di uno preparato con cura, con amore, anche con semplicità, mai in maniera banale. L’amore di quel pensiero che lo ha ideato, le mani che lo hanno preparato e servito, gli occhi che hanno cercato conferme, anche questo è un viaggio culinario, anche questo rende il piatto unico. E chi se ne ciba lo sente, sempre. Che sia uno spaghetto col pomodoro o un’insalata, un complesso risotto di pesce o una ingombrante lasagna domenicale, tutto assume un sapore diverso se fatto con amore. Amore per la cucina, per i propri cari, per la propria compagna, la propria famiglia o per se stessi.
Questa ricetta è davvero semplicissima e la resa eccezionale. Basta pulire le alici dalle interiora, la testa e le lische, aprirle delicatamente a libretto e farcirle con mozzarella o provola affumicata. Le chiudete sigillandole bene, le passate nella farina, nell’uovo sbattuto e nel pangrattato. Friggetele e servitele calde spolverizzando con del sale, ma soprattutto usate tanto, ma tanto amore. Buon appetito!





 











venerdì 30 agosto 2013

Appunti di viaggio: meravigliosa Istria (parte III)



Penultima puntata dell’avventura istriana dedicata all’approfondendo del “viaggio culinario”.  La cucina del nord  della Croazia, per ovvie ragioni, è molto simile a quella italiana:  un mix di cultura ittica, “carnivora” e vegetariana, che davvero riesce ad accontentare tutti i gusti. Cosa cambia? La qualità nella quantità. Mi spiego meglio : in quella zona l’adriatico rimane un mare ancora molto pescoso, abbondano le sardine, i branzini e le orate, quindi per forza maggiore, a meno che non siate proprio sfortunati, al ristorante troverete sempre pesce freschissimo (responsabilità dello chef trattarlo nel migliore dei modi).Così anche per la carne. Terra ricca di allevamenti di suini che girano liberi per i campi a grufolare beatamente, quindi carne davvero saporita. Da qui le famose porchette che si vedono nei girarrosti lungo la strada oppure il prosciutto istriano molto simile al patanegra spagnolo, grasso e oleoso al punto giusto, davvero ottimo.  Se siete onnivori, vi consiglio caldamente di alternare delle mangiate di pesce con quelle di carne, il vostro palato e il vostro animo vi ringrazieranno. Accettate consigli? Sardine, orate e branzini a profusione (soprattutto alla griglia, per me il miglior modo di apprezzare il pesce). Noterete una differenza abissale con quelle di allevamento, è inutile sottolinearlo (attenzione ai condimenti all’aglio, hanno la mano un po’ pesante) . Per quanto riguarda la carne, la porchetta, i cevapcici (salsiccette di maiale accompagnate da patate fritte di solito) e il prosciutto istriano non dovranno mancare nella lista delle vostre pietanze.  Per esperienza personale posso indicarvi tre posti che non deluderanno le vostre aspettative, quindi se siete interessati tenetevi pronti per un copia e incolla o con carta e penna. In questo caso parlo di due posti a Rovigno e uno a Fazana, a circa una mezz’ora di auto. 

-          Ristorante Balbi: ubicato nel centro storico di Rovigno, in via Matteotti, si trova questo ristorante gestito da un italiano davvero in gamba e da una brigata di camerieri attenti, cortesi e, per me un punto a favore, non troppo deferenti, diciamo informali al punto giusto.  Non accetta prenotazioni, ma vale la pena attendere venti minuti, mezz’ora, magari prendendo un aperitivo al bar di fronte. Punti di forza? Pesce freschissimo, trattato con rispetto, pochi tentativi di modernizzazione (come la zuppa di cozze zenzero e arancia, da provare sicuramente) e tempi di attesa giusti per capire che i piatti sono espressi.  Il rapporto qualità prezzo, per gli standard istriani, è leggermente alto, per niente paragonabile a quello italiano, quindi volentieri ho pagato qualcosina in più (soprattutto la seconda volta) e mi sono alzato da tavola completamente soddisfatto. La mia grigliata mista era davvero favolosa, come anche il condimento della pasta, veramente ben fatto. Appunto, la pasta. Piccola critica personale, ma questi sono gusti, ci mancherebbe. Uno spaghetto numero cinque per me non  è adatto ad un sugo di pesce, preferisco uno spaghettone, un vermicello oppure una linguina. La prima volta troppo al dente, la seconda leggermente scotti. Peccati veniali.  Se andate a Rovigno, ve lo consiglio.





















-          Taverna il “Tugurio”: rispetto al nome, che potrebbe risultare inquietante, questo posto tutto può sembrare tranne che un tugurio. Una casetta in legno, tavoli all’aperto immersi nel verde, cucina a vista, clima da sagra di paese. Camerieri super veloci, conto davvero onesto e prodotti di ottima qualità. Clientela mista, italiani, austriaci e tedeschi. Non capita raramente che allo stesso tavolo vi troviate a mangiare con degli estranei, visto il clima informale che si respira. Il piatto forte è la porchetta, che per ore gira nello spiedo, è davvero sublime: morbida, profumata, saporita, con una crosticina croccante al punto giusto, davvero eccellente. Con una porzione ci mangiano tranquillamente due persone, anche i cevapcici sono ottimi, ma non andate troppo tardi (dopo le 21.00), correrete il rischio di non trovare la porchetta  (è sempre strapieno). Una porzione di cevapcici (circa dieci salsiccette e abbondanti patate fritte), una di porchetta e due birre siamo intorno ai venti euro circa, anche questo da provare. 






-          Fast food da Antonio (Fazana): l’asso nella manica di Antonio? Cinque tavolini lungo la strada, pesce freschissimo e l’olio per la frittura cambiato regolarmente. Risultato: una frittura di calamari davvero eccezionale, croccante, saporita, leggera  e una grigliata mista con cottura perfetta. Nota dolente: per me l’aglio è come la kriptonite, quindi la salsetta di accompagnamento mi ha messo ko per tutta la giornata. Per il resto, davvero bravo Antonio! (un vero eroe, in una cucina angusta e a vista a friggere e padellare con quaranta gradi all’esterno). Il prezzo? Anche qui irrisorio, una frittura, una grigliata, due birre e il pane a circa quindici euro in due, incredibile vero?


















Quando fate un viaggio, fatevi guidare dall'istinto, date ascolto alla vostra anima, al vostro palato e ai vostri occhi, i vostri sensi non vi deluderanno!