martedì 27 agosto 2013

Il cibo che unisce

La vera amicizia è quella che vince la sfida con il tempo e le distanze, non ci sono dubbi. Come non v’e’ nessun tipo di dubbio che la condivisione del cibo rappresenta un rito millenario, quasi ancestrale, pagano e religioso allo stesso tempo, che viene messo a disposizione della società. Il cibo come metafora, ma anche carburante materiale e ideale dei rapporti umani, quelli caldi, quelli che ti danno certezza. La tavola come ansiolitico naturale. Luogo ideale e reale dove avvengono accordi, dove si firmano trattati di pace, dove si celebrano piccoli e grandi eventi, dove le amicizie vere possono godere. E allora le ore passano, lo stomaco si rilassa e accoglie tutto ciò che gli occhi e i denti masticano. A tavola non s’invecchia. E ci si cambia di posto, si creano piccoli gruppi di discussione, uniti e distanti allo stesso momento. Panta rei, tutto scorre in un tempo che non esiste, che si smaterializza in discussioni semi serie, a tratti indecenti ma con il candore di un’innocenza ormai perduta. E se non è una tavola, è un panino in piedi in una fredda domenica invernale, o una calda e comoda trattoria con una tavola imbandita e i problemi che vengono lasciati fuori dalla porta, almeno per qualche ora. Il cibo che unisce, il cibo che lenisce i piccoli e grandi problemi del corpo e dell’anima. Un cibo adatto a tutti, che si sacrifica per il bene di piccole e grandi comunità, per ristrette cerchie di amici, che a volte spostandosi come nomadi trovano sempre l’occasione e la scusa di stare uniti intorno ad un piatto caldo o freddo che sia.

Dedicato agli amici della cena sul terrazzo…

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