La
vera amicizia è quella che vince la sfida con il tempo e le distanze,
non ci sono dubbi. Come non v’e’ nessun tipo di dubbio che la
condivisione del cibo rappresenta un rito millenario, quasi ancestrale,
pagano e religioso allo stesso tempo, che viene messo a disposizione
della società. Il cibo come metafora, ma anche carburante materiale e
ideale dei rapporti umani, quelli caldi,
quelli che ti danno certezza. La tavola come ansiolitico naturale.
Luogo ideale e reale dove avvengono accordi, dove si firmano trattati di
pace, dove si celebrano piccoli e grandi eventi, dove le amicizie vere
possono godere. E allora le ore passano, lo stomaco si rilassa e
accoglie tutto ciò che gli occhi e i denti masticano. A tavola non
s’invecchia. E ci si cambia di posto, si creano piccoli gruppi di
discussione, uniti e distanti allo stesso momento. Panta rei, tutto
scorre in un tempo che non esiste, che si smaterializza in discussioni
semi serie, a tratti indecenti ma con il candore di un’innocenza ormai
perduta. E se non è una tavola, è un panino in piedi in una fredda
domenica invernale, o una calda e comoda trattoria con una tavola
imbandita e i problemi che vengono lasciati fuori dalla porta, almeno
per qualche ora. Il cibo che unisce, il cibo che lenisce i piccoli e
grandi problemi del corpo e dell’anima. Un cibo adatto a tutti, che si
sacrifica per il bene di piccole e grandi comunità, per ristrette
cerchie di amici, che a volte spostandosi come nomadi trovano sempre
l’occasione e la scusa di stare uniti intorno ad un piatto caldo o
freddo che sia.
Dedicato agli amici della cena sul terrazzo…
Nessun commento:
Posta un commento