martedì 24 luglio 2012

La migliore “amatriciana” dal Varesino a Roma


Entrare nel ristorante di “sor Fernando” è come sfogliare un album di fotografie in bianco e nero, magari ingiallito non per il tempo ma per la quantità di persone che l’hanno visto, scrutato, vissuto. Scendere quei pochi scalini significa entrare in una macchina del tempo che ti riporta da Mamma Roma, la città eterna piena di contraddizioni, la Roma dei papi, degli aristocratici, ma anche del popolo, di Pasquino, di Fellini, della dolce vita. Le pareti, il pavimento, le volte talmente basse quasi a toccarti la testa, la cucina a vista, il dialetto romanesco che ti fa compagnia, il vicino che ti mangia accanto come se fossi in un’unica famiglia.  E passa tutto in secondo piano, sei trasportato in un’altra epoca, tutto come in un film : e così ti immagini Aldo Fabrizi seduto ad un tavolo a discutere con la Sora Lella, Sordi a litigare con gli spaghetti, Pasquino a scrivere sui muri poemetti contro il Papa Re. Esperienze che solo e solamente la cucina, il cibo, possono regalare, momenti che solo a tavola possono essere evocati. Sor Fernando trottola tra i tavoli, alza la voce, ma ti regala anche un sorriso tra le mille pieghe di un volto che ha servito migliaia di persone. E lo fa per passione, non per altro. In questa scenografia felliniana, tra l’ingegnere e l’operaio, il politico e il disonesto, l’oscar come migliore attore va sicuramente dato ad un piatto che non ha eguali. Ho vissuto per qualche mese a Roma, ci ritorno sempre volentieri, ma gli spaghetti alla amatriciana che ho mangiato ieri, ma in vita mia. In un piatto non molto largo ma tanto profondo, lavato e rilavato centinaia di migliaia di volte, era stato adagiato un nido di spaghetti numero cinque, il numero perfetto. Cotti magnificamente, legavano alla perfezione con il sugo pomodoro e guanciale, un’esperienza divina che veniva sugellata da una spolverizzata abbondante di pecorino romano dop.  Amerigo mi aveva fatto percorrere tutta la città assicurandomi un’esperienza culinaria di primissimo livello e ne abbiamo discusso tutta la giornata. Grazie Fernando il Varesino,  questi ristoranti andrebbero tutelati come delle vere e proprie creature in via d’estinzione.

Trattoria "Il Varesino" - via Varese 5, Roma

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