- Quando nasce la tua passione per la ricerca scientifica applicata al mangiar sano?
La mia passione per la cucina nasce all'età di 7-8 anni grazie al nonno che mi ha trasmesso questo amore per gli alimenti e per la combinazione tra loro, insomma un amore a prima vista di pentola! Ricordo la passione con cui alla domenica si metteva ai fornelli a preparare il pranzo, il suo sugo curato dal primo all'ultimo minuto. Questa mia passione mi ha sempre seguito, anche durante il mio percorso di formazione scientifico che negli ultimi anni si è maggiormente focalizzato alla divulgazione scientifica, ingrediente fondamentale per uno “scienziato”.
- Cosa vuol dire per te “mangiar sano”?
Mangiare sano significa rispettare se stessi e il più possibile l’ambiente che ci circonda. Mangiar sano significa acquistare prodotti e cucinare con la testa, ragionando e pensando a ciò che andiamo a preparare. Personalmente non mangio carne e derivati, limito moltissimo latte, derivati tra cui formaggi troppo grassi (adoro caprino e ricotta che per fortuna rientrano nei formaggi a ridotto contenuto lipidico) ma al contrario consumo costantemente cereali integrali, legumi, ortaggi e frutta. Il pesce e le uova sono presenti poche volte al mese nel mio piatto, ogni giorno mezzo litro o poco più di spremuta di arancia rossa non zuccherata!
- Stai notando un’inversione di tendenza nelle persone a individuare i cibi giusti per una corretta alimentazione, rispetto al passato quando nel carrello della spesa ci si trovavano alimenti e preparazioni dannosi per il nostro organismo?
La società è sempre più consapevole del valore che ha l’alimentazione. Mangiar sano e con la testa significa ridurre l’insorgenza di molte patologie, dai problemi cardiovascolari ai tumori. Tantissimi sono coloro che prestano attenzione alla propria spesa, ma non sono ancora soddisfatto: si può fare di più e dovremmo informare ,informare, informare. Non basta quanto si fa!
- Davvero il cibo ha un potere così importante sulla prevenzione e cura delle malattie in generale e nel caso in questione dei tumori? Puoi farci un esempio?
Sono diversi gli alimenti che la “scienza” sta studiando come possibili alleati alla salute e prevenzione in campo oncologico. Primi tra tutti i broccoli e tutta la loro famiglia, le cipolle, i frutti rossi (melograno, lamponi, fragole, ribes….) ma ancora le tanto profumate spezie (curry, pepe nero, curcuma, peperoncino….) e i semi oleoginosi (semi di zucca, girasole, papavero, sesamo….).
- Un consiglio ai nostri lettori?
Portatevi in tavola, ogni giorno, l’arcobaleno della natura! Sempre, sempre, sempre tanto colore e poco condimento di origine animale: prediligere l’olio extravergine di oliva e poco sale!
Preferisco quella a vapore ma non sempre è consentita.
- Regalaci una ricetta.
Adoro in questo periodo la vellutata di cavolfiore che potrete anche preparare bicolore utilizzando oltre al cavolfiore anche il broccolo: le preparate separatamente e poi le servite insieme. Servitele tiepide con sesamo tostato e funghi, preferibilmente Shiitake. La ricetta? La trovate nei “Magnifici 20”, il mio primo libro edito da Ponte alle grazie nel 2010 (“Le ricette dei Magnifici 20” è il mio secondo e ricco ma ricchissimo di sane e gustose e semplici ricette).
- Un alimento da eliminare assolutamente dalla tavola e uno da preferire.
L’alimento da evitare? Ogni condimento di origine animale: sono dei killer per il nostro sistema cardiovascolare. Stessa cosa per gli olii vegetali tropicali (olio di colza, palma, cocco…). L’alimento da preferire? Gli ortaggi, ancora troppo sottovalutati perché sinonimo di dieta!
- Progetti per il futuro?
Un libro nuovo o anche due e corsi di cucina salutare colmi di formazione e informazione!
Vedere commercializzare soltanto prodotti “sani” ed arrivare a dieci stagioni di “Tesoro, salviamo i ragazzi!”.
Rigorosamente io! Vietato l’accesso a mia moglie Veruska.
Vorrei ringraziare pubblicamente Marco per la disponibilità concessami e la celerità con la quale ha risposto alle mie domande, merce veramente rara tra chi si occupa di informazione e comunicazione, quando poi si dovrebbe sapere (e dovrebbe essere scontato) che il proprio lavoro viene valorizzato dal pubblico che ne usufruisce e che fa “audience”.
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