Negli occhi di Amerigo vedevo il fuoco, l’ardore e la passione di chi fa del proprio lavoro una ragione di vita. Mai banale, mai spocchioso, mai scolastico, mai annoiato di avere davanti sei persone alle prime armi, inesperte e con domande per lui scontate. Cinque ore filate senza mai tacere, senza prendere fiato, senza riposarsi un secondo. Si muoveva nel proprio mondo come un pesce nel proprio elemento, danzava da una parte all’altra della cucina come un ballerino esperto, comunicava passione e determinazione, non palesando stanchezza per una giornata iniziata presto e che sarebbe finita a notte inoltrata. Avevamo acquistato a sconto un corso di cucina di cinque ore, passate così in fretta da aver voglia di ricominciare il giorno seguente. Cosa ho imparato? Al di là di alcune tecniche di cottura e di realizzazione di piatti e preparazioni base, si è rafforzata in me l’idea che chi ha un fuoco sacro dentro di sé, una passione, piccola o grande che sia, deve perseguirla e trovare il modo di non tenerla nascosta o repressa nella vita di tutti i giorni. Il mio confronto con Amerigo, fatto di opinioni, consigli, filosofie culinarie, mi ha arricchito davvero tanto e lo consiglio vivamente soprattutto per chi ha la passione per la cucina e tutto ciò che ruota intorno. Insomma, parlavamo lo stesso linguaggio e questa è una cosa che capita così raramente che ti fa amare sempre di più questa magnifica arte creativa che è la cucina.
Qualunque mia parola sarebbe di troppo.
RispondiEliminaUmilmente Amerigo Capria
era il minimo! chef, a presto!
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