Quanti di noi, almeno una volta
nella vita, abbiamo consultato un sito di recensioni online per verificare la
bontà o meno di un ristorante? Forse, la domanda che non ci siamo posti è fino
a che punto i giudizi possono considerarsi attendibili o manipolati ad arte per
esaltare o denigrare un ristorante in particolare. Infatti, proprio in questi
giorni, sul web sta montando una querelle sull’attendibilità o meno di alcuni
siti resi celebri proprio per il servizio offerto al grande pubblico della rete.
Questo perché, si è notato, da parte anche di grandi personaggi della cultura
gastronomica nazionale (e non solo), di alcune “anomalie” nel giudizio del
proprio lavoro e delle proprie attività. Queste “incongruenze” hanno creato una rete di
relazioni e di comunicazioni proprio tra coloro che si sentono danneggiati da questo sistema fin troppo
democratico, nel quale qualsiasi persona può dare un qualsiasi giudizio dell’operato
di un ristoratore senza conoscerlo né esserci mai stato. Il problema sorge nel
momento in cui questo sistema, non solo
viene utilizzato da imprenditori senza scrupolo che nel loro piccolo
denigrano i propri colleghi, ma quando viene creata ad arte e scientificamente
una struttura volta ad essere essa stessa motivo di guadagno. Mi spiego meglio
: pagare un’organizzazione per recensire negativamente o per ricevere dei
giudizi super positivi. E ora, una volta
innescato il meccanismo, questa discussione sembra non avere più freni o
censure. Addirittura si è scomodato “El pais” che ha redatto proprio oggi un
articolo su questo fenomeno (http://cultura.elpais.com/cultura/2012/08/05/actualidad/1344185088_820913.html
), ma anche il Corriere della Sera, Panorama, la rivista “Italia a tavola” che stanno
cercando di aprire una vera e propria discussione che potrà portare conseguenze
rivoluzionarie. Ad esempio, in Toscana il duo Cursano – Capria (il primo presidente regionale e vicario
nazionale Fipe, il secondo patron e chef dei ristoranti
Baccarossa e Baccabianca di Firenze) stanno cercando di portare avanti un
discorso che vorrebbe coinvolgere non solo la propria regione d’appartenenza,
ma anche il fior fiore della ristorazione italiana (basti pensare anche che
chef stellati come il maestro Bottura hanno palesato delle storture nel sistema
delle recensioni). Questa crociata viene portata avanti per tutelare proprio
chi, nel mondo dell’enogastronomia, fa una ragione di vita, s’impegna
quotidianamente affinché il made in Italy riscuota sempre più successo, e,
ovviamente, si crei una regolamentazione precisa e seria in un mondo dove la
confusione la fa da padrona e dove bisogna lottare contro veri e propri colossi
mondiali. Ovviamente anche e soprattutto a vantaggio del consumatore finale. Questo
non significa assolutamente mettere il bavaglio alla libera informazione oppure
alla meritoria arte della critica, ma limitare il più possibile, la deplorevole
e aberrante incontrollata macchina del fango.