Com’era possibile che solo dopo dieci giorni di vacanza in
Kenya, pur avendo a disposizione pesce freschissimo, meravigliosi frutti e ogni altro ben di Dio
(come i chapati e le samosas di Selina),
quel pomeriggio a tutti prese un’irrefrenabile voglia di pizza? Ok per gli
ingredienti, quelli si trovavano, ma come cuocerla senza avere un forno? Mi
sentivo come in Cast Away, come un novello Robinson Crusoe sull’isola deserta,
bisognava trovare una soluzione, quella voglia aumentava sempre di più. Nel bungalow in costruzione c’era una pietra
usata per la pavimentazione che pensavamo fosse refrattaria, poteva essere
poggiata sui carboni ardenti e coperta da un coperchio di alluminio. Si, la
cosa poteva funzionare, forse. Con Justin decidemmo di usarla. La farina c’era,
come lievito avremmo usato dell’ottima birra Tusker, pomodoro presente e
formaggio filante anche. Oramai era una sfida con noi stessi,
lunedì 9 settembre 2013
La mia pizza a Watamu
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