Il confine che separa la Croazia istriana dall’Italia è solo
politico, c’è contiguità, in tutto. Terra
svenduta, regalata, violentata da dittature di diverse lingue, offesa da patti
stipulati da pochi in stanze piene d’ignoranza, ipocrisia , prive di umanità.
Non nascondo una certa tristezza a valicare un confine che qualche decennio fa
non esisteva, prolungamento naturale ad est di una meravigliosa Italia
unificata da qualche decennio. C’è contiguità nelle distese di vigneti che
danno vita ad un meraviglioso bianco, c’è contiguità nell’azzurro del mare e
nella costa frastagliata, c’è contiguità nella lingua e nei volti delle
persone. Appunto, i volti di questi italiani nel sangue ma non per la legge. Forse, preso dalla
suggestione, intravedo sempre un velo di tristezza e di rabbia per quel torto
subito e mai perdonato da chi ha avuto la famiglia decimata da ideali
raccapriccianti. Un legame mai spezzato, nella cultura, nel cibo, nelle
abitudini e persino nella lingua, quella lingua italiana che viene utilizzata
ancora per indicare le strade, i paesi e i negozi, come un cordone ombelicale
mai completamente reciso. Viaggiare in Istria è allora come viaggiare in Italia?
Forse si, forse no, ma non è questo il punto.
Abbandonare l’autostrada per esplorare le strade di comunicazione interne
fidandosi solo delle segnalazioni locali e di una cartina è roba d’altri tempi,
roba da viaggiatori. Di necessità virtù. Un navigatore satellitare che smette
di funzionare può rappresentare una risorsa più che un danno. E allora ti trovi
a percorrere strade che di turistico non hanno niente, a scoprire paesi a picco
sul mare, a scrutare i visi di uomini e donne stravolti dalla fatica, questo è il
vero senso del viaggiare. Non amo i villaggi, non amo l’organizzazione, vivo
alla giornata e questa insicurezza è la vera risorsa per un viaggio che può risultare
indimenticabile. Percorrere quelle
strade con i finestrini tirati giù, respirare profondamente e contemporaneamente
l’aria della campagna e del mare dona attimi di pace e di eccitazione. E’ proprio vero che il viaggio conti
ugualmente, se non di più, della destinazione da raggiungere. Mentalmente
fotografi attimo per attimo, immagazzini in una memoria virtuale scorci, volti,
profumi, sensazioni che terrai per sempre con te e proverai a raccontare ad
altri, sperando di riuscire a comunicare almeno una piccola percentuale di
quello che hai provato e visto. Mi sono sentito a mio agio dal primo momento, la
gentilezza e la bontà di questo popolo ti fa sentire come a casa e non c’e’
cosa migliore che iniziare una nuova avventura in maniera rilassata e con le
porte dei sensi completamente spalancate.
Segue…
Nessun commento:
Posta un commento